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Che cosa significa esattamente digitalizzazione? Quando è iniziata la digitalizzazione? Quali sono gli effetti della digitalizzazione?
A questo punto, potremmo citare trattati scientifici da parte dei più svariati esperti. Oppure «googlare» velocemente in Internet o perlomeno andare a guardare su Wikipedia. Ed ecco che avremmo già centrato il tema.
In un modo o nell’altro, la trasformazione digitale ci prende sotto le proprie ali e ci accompagna, nella vita privata e in misura ancora maggiore nel lavoro. E tra un anno il mondo digitale sarà cambiato di nuovo. Infatti la digitalizzazione è soprattutto una cosa: veloce! E continua a sorpassarsi da sola.
Avremmo potuto andare avanti all’infinito con la piccola serie di immagini che segue. Capta le modifiche del vivere quotidiano, con uno sguardo nostalgico rivolto al passato.
Come ben noto, la digitalizzazione ha fatto il suo ingresso persino nel settore edile. Ma per quanto riguarda il cantiere in sé, ha ancora un ruolo secondario. Anche se numerose attività sono supportate da macchinari, l’attore principale continua ad essere l’artigiano in carne e ossa. Alla sua cintura continua ad essere appreso l’attrezzo più analogico in assoluto: il martello.
E sempre presente è ancora anche il metro doppio, in coppia con una matita. Anche se gli strumenti di misura sono più precisi, in edilizia non si può fare a meno della fedele compagnia di questo strumento di lavoro leggero, snello e pieghevole.
La passeggera anteriore tiene la cartina stradale sulle ginocchia, non sa più con precisione dove si trovano, ha la nausea, in quanto negli ultimi minuti non è quasi più riuscita a guardare fuori dal finestrino. L’uomo al volante è irritato, perché ovviamente è il conducente più bravo, ma non può certo guidare e al tempo stesso indicare la strada. Questo quanto ci dice il cliché. Ma siamo sinceri: in tempi analogici, le donne al volante hanno già vissuto questa situazione, occupando l’una o l’altra posizione.
Che bello che oggi ci sia l’aiuto digitale sotto forma di navigatore. A richiesta, in versione maschile o femminile, e sempre con nervi di ferro.
Sì, esiste ancora, il fan del vinile! E a quanto pare, il numero sembra persino in aumento. Con la punta delle dita estrasse il disco di vinile dalla custodia di carta sulla quale è persino stampato il testo della canzone che si accinge ad ascoltare. A questo punto, tiene il disco in orizzontale, tra i due palmi delle mani, soltanto il bordo del disco è a contatto con la pelle. Delicatamente lo poggia sul piatto gommato del giradischi. Solleva il braccio del pick-up con la parte laterale dell’indice piegato e posiziona il minuscolo diamante che si trova all’estremità della puntina sul disco nero, che inizia a girare alla velocità di 33,3 giri al minuto. Dagli altoparlanti Hi-Fi ad altezza fianchi risuona un fruscio sferico e poi...
Che cerimonia! Con il walkman è arrivata la «music to go». Il CD ha preso il posto del mangianastri, l’iPod quello del CD e persino la radio è diventata digitale con il DAB. Oggi i servizi streaming e lo smartphone trasformano la tasca dei pantaloni in un gigantesco portadischi e porta CD. Le persone camminano isolate per il mondo con tappi nelle orecchie o auricolari sopra le orecchie e ascoltano ciò che vogliono ascoltare proprio in quel momento. Musica istantanea. In un certo senso, peccato.
Sono rimasti in pochi ad avere il negozietto di paese girato l’angolo. Oggi queste possibilità di fare la spesa sono in gran parte sparite e si sono gonfiate talmente tanto da diventare singoli grandi centri commerciali in periferia, con un vasto assortimento e parcheggi ancora più vasti. Le casse non fanno più un rumore metallico, ma soltanto bip. I contanti non sono più tanto benvisti, le carte di plastica che hanno un chip sono più pratiche, più rapide, più sicure – e più igieniche.
Ma anche questi grandi centri dello shopping vanno oltre, nel mondo virtuale, spinti ancora di più dalla ben nota epidemia. Il nuovo motto è cliccare, anziché trasportare.
Quando però i grandi si concentrano, fanno spazio ai piccoli. Oggi siamo nuovamente ben felici di fare la spesa nel punto vendita di prodotti agricoli, nel negozietto che vende formaggio e delle specialità che possiamo acquistare nel negozio gestito da un italiano o un turco. I mercati settimanali sono più che mai popolari. Magari ci si prende persino il tempo per fare una chiacchierata, in modo del tutto analogico. È fantastico!
E chi non conosce il rumore continuo del gesso che graffiava la lavagna? È la tecnica per eccellenza di presentazione analogica e multisensoriale in aula.
Chi è più maturo ricorda anche il proiettore e l’insegnante che, girando affannosamente il bordo del rotolo della pellicola, cercava ciò che aveva scritto mezz’ora prima. Oppure le lunghe serate in cui venivano proiettate diapositive con immagini che si bloccavano continuamente nel proiettore.
La digitalizzazione ha reso la tecnica di presentazione più flessibile e più versatile. Una volta che tutti gli strumenti sono sincronizzati, i relatori hanno tante possibilità a loro disposizione. Tuttavia ciò non garantisce che in questo modo la presentazione diventi anche più interessante.
Per veri topi di biblioteca non esiste nulla di più bello di un libro vero e proprio, con rilegatura rigida ed eventualmente con una copertina che protegge e fornisce informazioni. L’odore dell’inchiostro tipografico e della colla, la leggera resistenza che si riscontra quando lo si apre per la prima volta, il pregustare il contenuto sono gli elementi alla base di una vera esperienza di lettura; l’idea di stringere tra le mani qualcosa di valore, la prospettiva di poter riprendere sempre in mano il libro li riempie di soddisfazione.
Ma ecco che con la brossura le cose stanno diversamente. Si compra e poi si aggiunge alla carta da riciclare o, nel migliore dei casi, si passa ad altri.
Per chi legge molto, è consigliabile il libro digitale, l’e-reader. È in grado di contenere da dozzine a centinaia di libri in uno spazio come quello di una tavoletta di cioccolata, facendo spazio sullo scaffale e in valigia. Per gli occhi stamchi ingrandisce le lettere, al buio rende inutile la lampada tascabile, essendo illuminato. Eppure, un vero libro...
Il calcolo mentale non è da tutti. Tuttavia, la pura logica alla base del calcolo ha fatto del calcolo mentale una delle prime vittime della digitalizzazione. Appena può, la maggior parte delle persone affida questo compito con piacere alla digitalizzazione. A partire dagli anni Settanta del secolo scorso con le calcolatrici elettriche, oggi con programmi di calcolo come Excel.
Eppure anche in passato esistevano ausili analogici come il regolo calcolatore (figura), con il quale si potevano eseguire operazioni di calcolo su base grafico-meccanica. Fino agli anni Settanta inoltrati i regoli calcolatori sono stati uno strumento indispensabile soprattutto per gli ingegneri.
Una volta, nella parete attrezzata di ogni casa c’era un’enciclopedia. I dorsi dei libri composti possibilmente da più parti e disposti in ordine alfabetico riempivano circa un metro di scaffale. E se l’appartamento era piccolo e il budget scarseggiava, bastava anche un dizionario. Infatti, da dove si poteva attingere mai la cultura generale, senza dover correre ogni volta in biblioteca? Bisognava però sapere sotto quale lettera dell’alfabeto andare a cercare una determinata informazione. Un altro problema era costituito dal fatto che le opere di consultazione erano effimere.
Nessun confronto con le possibilità di informazione che abbiamo oggi! Non c’è quasi nulla che non si possa trovare nella rete mondiale. Ma il buonsenso e uno spirito sveglio e critico dovrebbero sempre accompagnarci durante il viaggio nel mondo digitale dell’informazione.
Vi ricordate la prima lettera d’amore? L’avete eventualmente fatta avere di nascosto a una ragazza o ad un ragazzo. Magari l’avete spedita per posta e in seguito avete aperto ogni giorno la cassetta della posta con il cuore che batteva forte forte, nella speranza di ricevere una risposta positiva. In ogni caso, avete riflettuto bene su cosa scrivere e con quali parole e frasi esprimervi. Avete investito del tempo e dovevate aspettare per giorni la risposta.
La comunicazione digitale è fulminea e semplice, ma anche sfuggevole, non vincolante e soggetta a errori. A chi non è capitato di fare una gaffe del genere? Destinatario sbagliato. Parole digitate in preda alle emozioni e che non si possono più ritirare. Equivoci, dovuti al fatto che il testo abbreviato non è stato recepito come lo intendeva chi l’ha scritto.
E perché non riprendere in mano la penna stilografica e il foglio di carta? Ne siete ancora in grado?
Un ricordo d’infanzia: con un certo nervosismo mostrai al conducente il biglietto, un piccolo quadrato realizzato in robusto cartoncino. Lo avevo acquistato allo sportello con le monete, dal capostazione che mi conosceva personalmente, o perlomeno conosceva i miei genitori. Il conducente, atteggiamento autoritario, cappello rigido, sguardo severo, prende il biglietto nella mano sinistra e con la pinza di metallo che tiene nella mano destra pratica un foro nel cartoncino, seguendo un determinato sistema che non ho mai capito.
Oggi nelle stazioni più piccole non esistono più gli sportelli, li ha chiusi la digitalizzazione, allontanando i capistazione. Sul treno tiro fuori lo smartphone e il conduttore del treno, allenato alla cortesia, controlla con il suo apparecchio se, sulla base del mucchietto di pixel presente sul mio display, sono autorizzato o meno a viaggiare. In fondo, davvero comodo.